M. arriva di corsa alla Stazione Centrale di Milano; è appena in tempo per prendere il treno che, insieme a un gruppo di donne del quartiere San Siro, la porterà a Varenna, sul lago di Como. E’ in ritardo perché non riusciva a trovare il binario: vive da diversi anni a Milano ma non aveva mai fatto un viaggio in treno. E come lei la maggior parte delle donne che compongono il gruppo, come A., che in 17 anni, non aveva mai fatto una gita fuori città. “Ora che so come arrivarci, ci porterò anche i miei figli” ci dice.
Ma cosa c’entra questo con l’integrazione lavorativa? C’entra eccome. Perché prima di tutto la ricerca di un lavoro passa per l’integrazione sociale. E gli studi ci dicono che nelle situazioni in cui non è possibile accedere a servizi o svolgere determinate attività senza il ricorso allo spostamento fisico, la mobilità, ovvero la possibilità di potersi spostare liberamente e autonomamente, riveste un ruolo importante sui processi di esclusione sociale.
La mobilità fisica è un elemento costitutivo del benessere dell’individuo e del processo di crescita e formazione. Quel processo in cui lo staff di Work Is Progress accompagna quotidianamente le donne che abitano nel quartiere San Siro di Milano, luogo circondato spesso da “barriere invisibili” ai nostri occhi, ma che spingono chi in quel quartiere ci vive a non esplorare altri luoghi, fuori e dentro la città, e ad aver paura di uscire dalla propria zona anche per studiare o lavorare. Perché spesso le barriere più difficili da abbattere non sono quelle architettoniche, ma quelle legate agli atteggiamenti, ai comportamenti e alle interazioni sociali.
Per esempio, la mobilità può contribuire all’acquisizione e sviluppo di capacità cognitive connesse al sapersi orientare in luoghi sconosciuti, in autonomia e sicurezza. Occorre tenere in considerazione che le persone che si rivolgono a Work Is Progress spesso provengono da contesti di disagio non solo economico e materiale ma anche emotivo e psicologico, in certi casi reso ancora più difficile da problemi di apprendimento e comunicazione, oltre che scarsa autostima. Questo fa sì che attività considerate normali, come ad esempio prendere un treno, possano risultare estremamente difficili per certi gruppi sociali particolarmente svantaggiati e vulnerabili. Per le donne del quartiere San Siro questa gita a Varenna ha costituito, oltre che un momento di svago e socialità, anche un ulteriore tassello nel percorso di inclusione sociale verso una piena autonomia personale e lavorativa.
Ne parleremo domani a Brussels durante l’evento “WINning Women” in cui saranno condivisi risultati, buone pratiche e approccio territoriale adottati nel corso del progetto “Women4Integration”.
Scopri di più sul progetto: WOMEN4INTEGRATION