Come una società vede il lavoro – soprattutto il lavoro delle categorie più fragili o marginalizzate – risente di potenti determinanti culturali e racconta di come la società vede la persona stessa appartenente a queste categorie. Pensiamo al lavoro femminile: il gap salariale, le domande (illegali) sull’intenzione di avere figli che vengono poste alle donne in sede di colloquio, i blocchi di carriera, ci racconta di una società in cui le competenze delle donne sono sminuite e la figura femminile continua a essere legata a certi lavori e certi ruoli. Pensiamo ai lavori che vengono solitamente proposti ai cittadini stranieri: lo schiacciamento verso posizioni precarie e malpagate, che richiedono competenze minime, ci raccontano di una società in cui il talento non viene riconosciuto se è stato sviluppato altrove, dove un “diverso” in posizioni qualificate e di potere crea fastidio. In ultimo, pensiamo ai lavori solitamente associati alle persone con disabilità: la loro ripetitività, manualità e la concentrazione in settori come pulizie e magazzino ci racconta di una società in cui l’invalidità viene vista come incompatibile con il possesso di alte competenze, in cui più che una limitazione a volte temporanea della capacità lavorativa, questa diventa una condizione esistenziale.
Per contrastare le evidenti storture che questi ragionamenti causano, gli stati hanno messo in campo leggi specifiche che tutelano determinate categorie. In Italia, un esempio è la legge 68/99 che vincola le imprese oltre i 15 dipendenti ad assumere almeno una persona appartenente alle categorie protette. D’altro canto, l’obbligo di indicare la retribuzione prevista negli annunci di lavoro vuole limitare la discrezionalità che porta a proporre alle donne salari sistematicamente inferiori ai colleghi maschi in fase di assunzione. Se la legge da un lato impone le sue contromisure, è però necessario lavorare sulla società e sulla cultura per fare sì che in prospettiva, leggi di questo tipo non siano più necessarie e che anche le persone in condizione di maggiore svantaggio non incontrino indebiti ostacoli nell’ingresso nel mondo del lavoro.
Per fare questo, è fondamentale il dialogo con le imprese, vera cartina al tornasole che dimostra come stanno andando le politiche di inclusione e quali sono gli ostacoli – reali o percepiti – dell’inclusione di categorie fragili. Un dialogo che questo inizio di 2023 ha visto il programma Work Is Progress molto attivo, con l’organizzazione di 6 incontri di in-formazione che hanno coinvolto 73 imprese.
Un grande interesse hanno riscosso i webinar “Diversità e pregiudizi inconsci”, che hanno portato figure di diversi livelli aziendali a interrogarsi sulle tante micro-aggressioni inconsapevoli che tutti noi tendiamo a mettere in atto di fronte a persone portatrici di una diversità (culturale, di colore della pelle…). L’attenzione al linguaggio e all’atteggiamento diventano una buona pratica in grado di creare ambienti inclusivi e valorizzare il potenziale dei dipendenti senza pregiudizi.
Inclusione che si persegue anche capendo come gestire al meglio le diversità culturali, che si manifestano in diverse abitudini alimentari o dress code, come discusso nel webinar “Diversità culturali: perché e come gestirle”.
In ultimo, il programma Work Is Progress ha avviato un vero e proprio Viaggio di Consapevolezza / Awareness Journey insieme alla Fondazione Human Age Institute sul lavoro delle persone con invalidità civile causata dalla malattia oncologica, condividendo con le imprese informazioni e storie che dimostrano come l’inclusione di una persona con invalidità rappresenti una dinamica win-win, dando valore non solo alla persona che viene inserita ma all’azienda e al team di lavoro.
La mancanza di manodopera sempre più sentita in maniera trasversale in quasi tutti i settori e la spinta all’aiuto seguita alla crisi Ucraina ha spinto sempre più le imprese ad avvicinarsi a categorie che prima rimanevano ai margini del mercato del lavoro. Questo crea un’occasione unica per promuovere un cambiamento culturale che configuri nel prossimo futuro una concezione più inclusiva del lavoro e della diversità sul luogo di lavoro. Una sfida che come Work Is Progress ci vede in prima linea.
Per saperne di più sugli interventi del programma Work Is Progress per promuovere il progresso culturale dei beneficiari, scarica il nostro Report annuale qui.
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